Andrea Segre, già regista de “La Mal’erba” ed “A sud di Lampedusa”, è stato ospite, a Monfalcone, di Sguardo Meticcio, la rassegna Monfalconese sulla letteratura migrante.
Ha presentato il suo ultimo lavoro: “Come un uomo sulla terra”. E abbiamo scoperto di essere corresponsabili di una tragedia umana con ben pochi precedenti.
Stupro, tratta di esseri umani, sequestro di persona. Per questi reati andrebbe inquisito il governo libico del dittatore Muammar Gheddafi. Un Paese, la Libia, che agli inizi degli anni ‘90 aveva aperto le proprie frontiere interne a tutti gli africani, per apparire come potenza regionale ed “ideologica”. Poi arriva la richiesta di Silvio Berlusconi (ma non recusata da Prodi) di impedire agli immigrati africani di raggiungere il territorio italiano. In un accordo bilaterale, quindi, il nostro Governo richiede ad una dittatura di arrestare l’immigrazione attraverso il Mediterraneo. Per permettere ai Libici di attendere agli impegni presi, il Governo italiano regala alcuni furgoni, pick-up e molti soldi. La Libia smaltirà, per conto nostro, gli immigrati.
“Proiettando il documentario “A sud di Lampedusa” ho incontrato delle persone con molte esperienze da raccontare”, spiega Segre, “e così è iniziato il percorso che mi ha portato a questo nuovo lavoro”.
Il film raccoglie le testimonianze di molti immigrati, oggi in Italia, che dall’Africa subsahariana, attraverso il Sudan, arrivarono in Libia per raggiungere l’Europa. Ed in Libia, per loro, è iniziato l’inferno.
Sentir parlare di stupri in terza persona è una cosa, ascoltaredue ragazze di ventitre e ventiquattro raccontare la propria esperienza è tutt’altro. Pestaggi, torture, lunghe detenzioni e lavori forzati. L’accusa? Aver scelto, ad un certo momento della loro vita, di emigrare dalle loro terre d’origine. Caricati in containers che ricordano i carri bestiame in cui venivano rinchiusi coloro che venivano trasportati nei campi di concentramento nazisti. Con la differenza che, questa volta, l’assegno lo stacca il Governo italiano. Mentre noi cittadini giriamo la testa dall’atra parte, facendo finta di non vedere.
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